Mercato auto, a settembre torna il sereno: vendite a più 9,54 per cento

ROMA – Alla fine il primo segno positivo del 2020 arriva: le vendite di auto a settembre fermano l’indicatore a quota 156.132 immatricolazioni, quindi con il 9,5% in più rispetto allo stesso mese del 2019. Resta ancora negativo il totale delle auto vendute dall’inizio anno: sono 966.017 nei nove mesi, mezzo milione in meno dell’analogo periodo del 2019, con una flessione del 34,21%. Buone anche le notizie per FCA che ha registrato a settembre in Italia un segno positivo, quasi il doppio rispetto alla crescita del mercato: le immatricolazioni sono state 36.979, il 17,52% in più dello stesso mese del 2019, con una quota del 23,68% a fronte del 22,08% (+1,61%). E nel bilancio dei nove mesi il gruppo ha venduto 227.083  auto, con un calo del 35,72% rispetto all’analogo periodo del 2019 e una quota del 23,51% (-0,56%).

E non mancano le sorprese, con il crollo delle vendite delle vetture a benzina (-19,1% che scendono al 32,8% del totale) e la tenuta delle diesel che, con un calo di appena il 3%, si posizionano al 32,3% di quota. Nei 9 mesi la flessione per entrambe le motorizzazioni è comunque intorno al 40%. Stabile in settembre il metano, mentre cresce dell’8,2% il Gpl (con una quota stabile al 7,6%). Chi sale? Facile: le ibride e le elettriche. Le prime segnano crescite superiori al 200%, le plug in e le elettriche che raggiungono rispettivamente una quota del 20,6% per le ibride (+13,4 punti percentuali), dell’1,8% per le plug in e del 2,6% per le elettriche (entrambe triplicate rispetto al settembre 2019).

“I dati sulle immatricolazioni – commenta Michele Crisci Presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – del mese di settembre, finalmente positivi, equivalgono a una cartina di tornasole che conferma l’efficacia della politica degli incentivi come strumento necessario per superare una crisi di mercato straordinaria”. “L’Unraee – ha aggiunto – si è adoperata in tutti i modi per far comprendere che l’eccezionalità della situazione economica indotta dalla pandemia andava affrontata con misure straordinarie. Gli incentivi al mercato dell’auto varati dal Governo stanno fornendo quella necessaria boccata di ossigeno per superare una fase estremamente negativa, che purtroppo non è e non sarà di breve durata. Togliere l’ossigeno quando la fase acuta non è terminata, equivale a riaccendere la crisi e così rendere vani gli sforzi economici che lo Stato e le stesse Case automobilistiche hanno fatto per sostenere il mercato, finora con risultati confortanti”.

Non mancano però le polemiche, soprattutto sul “come” sono stati realizzati questi incentivi. E sul fatto – come hanno segnalato i concessionari – che con l’esaurimento dei fondi nella fascia 91-110 g/km, quella delle auto più richieste, moltissimi acquirenti restano esclusi dagli aiuti.

“Il rilancio del mercato – spiega infatti Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia – avrebbe potuto essere più consistente se solo il Governo avesse previsto un sistema di redistribuzione dei fondi sulle diverse fasce. Adesso che non è rimasto nulla nella fascia 91-110, quella che poteva davvero fare la differenza, regna il silenzio. Il potenziale del rinnovo del circolante è ben superiore a quanto previsto dall’Esecutivo che resta l’unico colpevole di questi magri risultati”. In ogni caso, segno positivo o no, il 2020 è ormai compromesso: “Va comunque detto che – sostiene il Centro Studi Promotor – nonostante il dato positivo di settembre il consuntivo dei primi nove mesi dell’anno chiude con un calo delle immatricolazioni del 34,2% corrispondente a 502.220 autovetture vendute in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e, sempre secondo il Centro Studi Promotor, non appare possibile, neppure con incentivi rivisitati come richiesto dagli operatori, recuperare negli ultimi tre mesi dell’anno un numero così rilevante di vetture vendute in meno. Il 2020 farà quindi registrare un volume di immatricolazioni inferiore a quello del 2019”.