Come cambia il mercato del noleggio: Citycar per i privati e suv per tutti

QUATTRORUOTE AUTO AZIENDALI

Le classifiche dei modelli più noleggiati sono molto cambiate negli ultimi anni, con l’arrivo dei clienti privati sono cresciute le piccole, mentre sono in flessione le monovolume e sono decuplicate suv e crossover

di Salvatore Saladino, Country Manager Dataforce Italia

Il mercato del noleggio a lungo termine sta spostando la mix di vendita verso una nuova tipologia di clientela: i privati. Ormai tutti i player del mercato hanno organizzato le proprie strutture commerciali creando specifiche divisioni aziendali dedicate al cliente retail, che ha esigenze differenti rispetto alla clientela business. Necessità di mobilità per certi aspetti simili a quelle dei liberi professionisti o alle ditte individuali e piccole società (un canale a cui i noleggiatori dedicano da tempo attenzione chiamandolo solitamente “small business”), ma non uguali.

Il privato necessita soprattutto di un veicolo “basic”, di piccole dimensioni, da utilizzare soprattutto in città, oppure di un’auto da famiglia il cui costo di gestione sia inferiore a quello dello stesso modello in alternativa alla soluzione dell’acquisto diretto. Anche la durata è differente: molti privati, che si accostano al noleggio a lungo termine per la prima volta, preferiscono impegnarsi in contratti di breve durata (per esempio 24 mesi), così da poter testare la convenienza effettiva del rent. Infatti, molti noleggiatori propongono formule di breve durata, ma prorogabili con la massima flessibilità (magari concedendo sconti in caso di rinnovo). Il noleggio al privato è una risposta conveniente al “caro polizza”, ma anche un modo per razionalizzare la spesa della mobilità, evitare le incognite degli accadimenti durante l’uso e quello della rivendita dell’usato e mettersi al volante di un mezzo più sicuro, ecologico e senza limitazioni alla circolazione.

Evviva le “piccole”

A scorrere le classifiche di Dataforce sui modelli più noleggiati (suddivisi per tipologia di carrozzeria), si nota quanto le graduatorie differiscano da quelle di qualche anno fa, quando la flotta del noleggio era divisa in due categorie principali: quella degli “user chooser” (gli utenti del NLT che hanno l’auto aziendale come benefit, e dunque possono scegliere modelli di categoria media riccamente accessoriati) e quella degli utenti di “pool”, le auto di servizio. In pratica, “depurati” i dati dalle auto di pool (che fino a qualche anno fa erano auto “di sostanza” ma senza fronzoli, come la Fiat Punto, la Bravo, l’Opel Astra e la Ford Focus), le classifiche del noleggio, nel segmento delle berline e delle station wagon, erano dominate da Audi A4, Volkswagen Passat, BMW Serie 3, ovviamente in versione wagon, che rappresentavano il punto d’arrivo per molti utilizzatori aziendali. Oggi invece nella Top Ten non c’è nessuna “media”: il modello più costoso in graduatoria è la Volkswagen Golf. Per il resto, la classifica delle berline e station wagon vede al comando la Fiat Panda, seguita dalla Tipo (compatta solida ed economica), la 500, la Golf, la Ford Fiesta, la Renault Clio, la Smart ForTwo, la Toyota Yaris (leader tra le ibride, ma delle alimentazioni alternative parleremo tra breve) e la sempiterna Punto. Non vi è più traccia di “medie” tedesche premium nelle parti alte della classifica. In termini di volumi, il noleggio di berline e familiari si è mantenuto sostanzialmente identico: circa 135.000 immatricolazioni nel 2008, scese attorno alle 100.000 unità negli anni della crisi, e poi risalite a 137.000 nel 2016, 152.000 nel 2017 e già circa 120.000 nei primi 9 mesi di quest’anno. Ma il noleggio a lungo termine, nel frattempo, è cresciuto a dismisura, passando dalle 170.000 immatricolazioni del 2008 (considerando ovviamente soltanto le Passenger Cars) alle 255.000 del 2017 e alle 241.000 unità già nei primi 9 mesi del 2018.

Monovolume: la festa è finita

Nella tipologia di carrozzeria delle monovolume, invece, la mix di modelli al vertice della graduatoria dieci anni fa è molto simile a quella odierna: se un tempo dominavano le “medie” (Citroen C4 Picasso, Ford C-Max, Renault Scénic e Volkswagen Touran), oggi, Fiat 500L a parte (che non è più una novità, perché domina il segmento dall’ormai lontano 2013), troviamo la Ford C-Max, la Renault Scénic, la Citroen C4 Spacetourer (che è l’attuale nome della Picasso), la Volkswagen Touran. Con l’aggiunta della BMW Serie 2 Active Tourer e della Mercedes Classe B che, come modello, sono sul mercato da un po’, pur ampiamente riviste negli aggiornamenti. Sono i volumi delle immatricolazioni a far capire quanto sia ormai stabilizzato questo segmento: attorno alle 20.000 unità nel 2008, poi la flessione a 12-15.000 nel periodo di crisi, e la ripresa ancora attorno alle 20.000 immatricolazioni (nel 2017), con una punta massima di circa 25.000 nel 2016. Ma, in un mercato del NLT in forte espansione, stabilità significa perdita di quota.

Suv e crossover sugli scudi

Ma dove sono finite le nuove immatricolazioni del noleggio che hanno generato il formidabile balzo in avanti di questa tipologia di acquisizione? Nel segmento delle suv e delle crossover, naturalmente. Meno di 9.000 unità nei volumi del NLT del 2008, 23.000 nel 2013, 42.000 nel 2015, 77.000 nel 2017. E quest’anno, a tre quarti del cammino, siamo già a circa 84.000 unità. Anche in questo caso c’è “lo zampino” dei privati: se dieci anni fa nella classifica c’erano soprattutto suv di classe elevata (BMW X3, X5 e X6, Volkswagen Touareg, Mercedes ML e Audi Q7), oggi il segmento è dominato da veicoli di categoria inferiore: la superstar è ovviamente la Fiat 500X, seguita dalla Nissan Qashqai (una costante nelle flotte), le Jeep Compass e Renegade, la Peugeot 3008 e la Toyota C-HR. Con qualche puntata ai segmenti superiori o premium (da parte dei clienti di micro-impresa e user chooser) con l’Alfa Romeo Stelvio e la BMW X1.

Ibrido sì, ma solo per i Top

Se, invece, si dà uno sguardo alla mix delle tipologie di alimentazioni, si può notare quanto il noleggio a lungo termine sia ancora molto orientato sul diesel. Probabilmente è una tendenza che nel 2019 si attenuerà molto, nonostante le scelte dei clienti siano fortemente influenzate dalle proposte del noleggiatore. Spieghiamoci meglio: si suol dire che nel noleggio a lungo termine il cliente è libero di scegliere qualsiasi auto voglia. In realtà non è proprio così: il fornitore cerca di far convergere i propri acquisti dai costruttori sulla base degli orientamenti della clientela, ma deve anche trovare un compromesso con la produzione programmata dagli OEM, e spesso è attirato da offerte di stock, quando non le richiede direttamente (ne parliamo in un altro articolo di questo Speciale Auto Aziendali), particolarmente vantaggiose. In sostanza, quindi, il cliente è (teoricamente) libero di scegliere, ma la competitività del canone è in genere quella che fa la differenza nella scelta finale. Per questo motivo, se i costruttori intendono smaltire grandi volumi di diesel, i player del long rent si adeguano, e girano al cliente vantaggi economici a cui è difficile resistere.

Lo si evince guardando la mix delle alimentazioni nelle immatricolazioni di NLT di quest’anno: i player captive (cioè le società di noleggio controllate dai costruttori) nel 2018 hanno addirittura aumentato la quota di auto a gasolio: dal 68% del 2017 a quasi il 73% di quest’anno (giova ricordare che il noleggiatore captive più importante è Leasys, che appartiene a FCA, e che quindi non ha prodotto ibrido da proporre). Viceversa, i player Top (ossia gli operatori controllati in gran parte da gruppi bancari, e dunque più “indipendenti” dagli OEM), nel 2018 hanno diminuito (di poco) la quota di auto diesel (dall’83% del 2017 al 79% del 2018), ma hanno più che raddoppiato quella delle ibride (superando il 7%, quando non arrivavano al 3% lo scorso anno ed erano a un misero 1,6% nel 2015). In calo per tutti i player più grandi (Top e Captive) la penetrazione del benzina, nettamente più importante però per gli operatori controllati dai costruttori (23% contro il 9% dei Top). E l’elettrico? Anche in questo caso nettamente più avanti sono i noleggiatori Top (ed è strano, perché tra le Captive ci sono le società di noleggio di costruttori che da anni puntano sull’auto a impatto zero, come Renault e Nissan). Tra le Top, l’elettrico è all’1%, tra le Captive allo 0,57%, ma è già il triplo del 2017.