Incentivi d’Europa

La ripartenza del mercato dell’auto: esempi virtuosi dall’Europa

Il comparto dell’auto vacilla nonostante la ripresa delle attività. Ma mentre in Italia l’idea degli incentivi all’acquisto solo adesso comincia ad essere presa sul serio, le altre nazioni importanti si sono già messe in moto con efficaci provvedimenti di rilancio

di Salvatore Saladino, Country Manager Dataforce Italia

I dati del mercato di maggio hanno dimostrato che non è certo la fine del lockdown che può fare ripartire il mercato dell’automobile. Dopo le vendite quasi azzerate di marzo e aprile, chi sperava in un’accelerazione delle attività dei concessionari, che hanno riaperto i battenti il 4 maggio, è rimasto deluso. Immatricolate e consegnate le vetture che erano in attesa dal periodo di chiusura, l’afflusso di ordini procede col contagocce, nonostante le campagne promozionali dei costruttori e dei dealer promettano sconti mirabolanti e pagamenti a partire dal 2021. Il mese di maggio ha quindi chiuso con una flessione del 50% sullo stesso mese del 2019. È evidente che, senza incentivi “importanti”, il mercato non ripartirà. Invece il Governo che fa? Distribuisce quattrini a chi intende acquistare monopattini elettrici e biciclette a pedalata assistita… Iniziativa senz’altro lodevole ed ecologica, ma che forse non dovrebbe essere la priorità assoluta nell’ambito della mobilità.

Tutti sulla stessa barca

Se poi il Governo osservasse quanto sia minoritaria la parte della produzione di monopattini made in Italy rispetto a quella proveniente dalla Cina, forse un’iniziativa a sostegno dell’industria manifatturiera nazionale sarebbe una misura più giusta nei confronti del nostro Paese e della sua forza lavoro. Se l’industria dell’auto rappresenta (o rappresentava) una parte consistente del Pil, con un valore compreso tra l’11 e il 15%, lo stesso avviene negli altri Paesi del Continente, dove l’automotive svolge un ruolo chiave in ambito economico e i vertici di Governo ne tengono conto.

Francia, Spagna e Regno Unito presentano un andamento delle immatricolazioni similare a quello italiano, anche se in Germania il calo, sicuramente molto sensibile, è leggermente più attenuato. Parliamo comunque di un mercato quasi dimezzato in Francia, ridotto di oltre la metà in Spagna e Regno Unito, e di un desolante -35% in Germania. Le auto che mancano all’appello in soli 5 mesi in questi 5 Paesi sono complessivamente oltre 2,3 milioni: lo scorso anno il volume totale da gennaio a maggio era stato appena superiore ai 5 milioni di unità. Chiaramente, industria e reti di distribuzione non possono reggere a lungo l’onda d’urto del Covid-19 e rischiano seriamente il default. Anche perché i costruttori globali non se la passano molto meglio sugli altri mercati.

Quasi un milione sui piazzali

La decisione di alcuni costruttori è di fermare di nuovo le fabbriche, che avevano appena ripreso a funzionare. Perché le auto sfornate dalle catene di montaggio che rimangono ferme sui piazzali sono una cifra impressionante. In Italia, per esempio, sfiorano già il milione di unità, tra stock dei costruttori, invenduto delle reti e km zero accumulate a far polvere nei depositi. Urgono quindi provvedimenti a sostegno del comparto e di tutta la filiera.

Ma mentre in Italia alcune frange discutono ancora se sia veramente il caso di aiutare il mercato, dopo aver dato il benestare al prestito a FCA di 6,5 miliardi di euro, e in contemporanea il sindaco di Milano boccia la pubblicità automotive equiparandola a pornografia e tabacchi, Francia, Germania e Spagna stanno varando importanti piani per la sopravvivenza del settore automotive e nel Regno Unito la decisione è ormai imminente.

Oltre Manica la situazione era stagnante già prima della pandemia, perché la Brexit sta mettendo a rischio l’industria automobilistica, con pesanti tagli del personale da parte di Land Rover e l’annuncio della chiusura delle fabbriche di Ford e Honda. Il premier Boris Johnson ha stabilito di raddoppiare l’attuale bonus per l’acquisto di auto elettriche di 6.000 sterline (circa 6.750 euro), ma l’associazione dei costruttori SMMT (Society of Motor Manufacturers and Traders) ha rilanciato chiedendo incentivi fino a 2.500 sterline (quasi 3.000 euro) per tutte le alimentazioni. Con un investimento di 1,5 miliardi di sterline (1,7 miliardi di euro), si raggiungerebbero 600.000 veicoli nuovi in più.

In Francia 8 miliardi di euro

Il presidente francese Macron ha varato una manovra da 8 miliardi di euro a favore dell’automotive: 5 miliardi a sostegno della Renault (che per il 15% è dello Stato), a patto che riporti in Francia parte della produzione all’estero (l’automotive dà lavoro attualmente a 400.000 persone, con l’indotto sono quasi un milione) e 3 miliardi per gli incentivi all’acquisto: 5.000 euro sui veicoli elettrici, 3.000 su tutte le altre alimentazioni (“anche diesel” ha precisato Macron). A questo si aggiunge, fino alla fine dell’anno, un contributo variabile dai 1.000 ai 2.000 euro per la riduzione degli stock in giacenza (oltre mezzo milione in Francia a fine maggio): chi acquista un’auto già disponibile aumenta il vantaggio. Ma, mentre non è previsto alcun limite di agevolazioni per l’accesso ai bonus, per il contributo stock è stato stabilito che riguarderà 200.000 contratti. Un’altra notizia positiva per gli automobilisti francesi: l’incentivo è valido anche sull’usato, purché immatricolato non prima di settembre 2019.

In Spagna un piano straordinario

Il programma di incentivi messo a punto dal Governo di Pedro Sanchez è il più straordinario sistema di contributi mai usato nel Pese iberico: avrà un valore di 3,75 miliardi di euro in 2 anni: 1,535 quest’anno e 2,215 nel 2021. Sostenuto dal Recovery Fund della Commissione Europea, prevede un serie di provvedimenti mirati: rinnovo della flotta pubblica, realizzazione di infrastrutture di ricarica per arrivare a 50.000 punti entro il 2023, finanziamento di progetti innovativi e, naturalmente, incentivi all’acquisto. Questi ultimi prevedono 550 milioni di investimento, con pari importo a carico dei costruttori: il bonus sarà statale sarà di 1.000 euro per l’acquisto di una vettura con emissioni non superiori a 120 g/km, a fronte della rottamazione di un usato con almeno 10 anni.  La maggior parte delle risorse (quasi 2,7 miliardi), saranno però destinate a rinnovare l’industria locale finanziando gli investimenti in nuove tecnologie e la formazione del personale. I costruttori si impegneranno a modificare la produzione entro il 2030 per raggiungere i 700.000-800.000 veicoli elettrici o ibridi plug-in all’anno (un terzo dell’attuale produzione automobilistica spagnola, che è la seconda in Europa dopo la Germania).

La Germania taglia l’Iva

La cancelliera Angela Merkel, presentando il gigantesco piano da 130 miliardi di euro per far ripartire a razzo il Paese, l’ha definito “der wumms”, cioè il big bang. Sul comparto dell’auto ha deciso di raddoppiare il bonus all’acquisto in vigore, ma solo per le auto elettriche e le ibride plug-in, con un tetto limite di prezzo di 40.000 euro. Lo sconto passa da 3.000 a 6.000 euro. Ma a questa manovra si aggiunge un taglio dell’Iva di 3 punti, che scende così al 16% (perché in Germania l’aliquota era già in precedenza più bassa rispetto all’Italia. L’Iva “leggera” rimarrà in vigore fino alla fine dell’anno. Ovviamente per qualsiasi tipologia di alimentazione.