Il mercato auto a maggio con outlook sul 2019

Il noleggio riparte dopo un trimestre di calvario, con i privati su e giù

di Salvatore Saladino, Country Manager Dataforce Italia

Nei primi 5 mesi del 2019 il mercato dell’auto ha marciato a due velocità differenti: nel primo trimestre ha proseguito il trend negativo che aveva caratterizzato l’ultima parte del 2018, ad aprile ha risollevato la testa, mentre a maggio ha chiuso in pareggio. Andamento similare per il noleggio a lungo termine, che nel primo trimestre ha accumulato perdite evidenti, più leggere per gli operatori captive (quelli controllati dai costruttori) e nettamente più marcate per i player generalisti (che appartengono a gruppi bancari). Il NLT ha rialzato la testa ad aprile (+13,49%) e, più ancora, a maggio (+20,23%), ma anche in questo caso i protagonisti in positivo sono stati i noleggiatori captive. Appare evidente che, dopo anni di crescita a due cifre percentuali, il comparto sta adottando differenti strategie: da parte dei generalisti è in primo piano, tra gli obiettivi commerciali, il recupero dei margini (in particolare per ALD Automotive e LeasePlan, gli operatori che, nei primi mesi di quest’anno, hanno fatto registrare il più vistoso regresso nelle immatricolazioni), mentre per le captive l’obiettivo dei volumi rimane quello di primaria importanza, come supporto commerciale aggiuntivo al volume delle vendite dirette. Tanto più in un momento in cui molti clienti privati si stanno interessando alla formula del long rent come reale alternativa all’acquisto (secondo ANIASA, saranno 50.000 i privati che a fine 2019 avranno scelto il noleggio).

A complicare l’analisi dei numeri, il fatto che Leasys, che è tornata in testa nella graduatoria dei player di noleggio a lungo termine, sta immatricolando a suo nome anche i veicoli destinati al noleggio a breve termine, dopo aver acquisito nel 2018 WinRent.

Gennaio-maggio: privati su e giù

Un altro segnale importante nell’analisi del mercato automotive 2019 è la grande crescita delle immatricolazioni ai privati, in sofferenza negli ultimi due anni, con una continua erosione della quota di mercato, passata da un 60% abbondante a un 50% e poco più in pochi mesi, per poi risalire quest’anno, nei primi 4 mesi, a oltre il 57%. Un trend che, quando sembrava potesse consolidarsi, si è invertito a maggio: con una perdita di oltre 8.000 targhe nel quinto mese dell’anno, il mercato dei privati è ritornato a flettere, senza ragioni spiegabili facilmente, se non con le sempre maggiori perplessità dei clienti verso le alimentazioni tradizionali (in particolare il diesel, che è in calo di oltre il 20% su base annua) e una disponibilità problematica di prodotto a basso impatto ecologico (sono ancora pochissime le auto ibride dal costo accessibile in relazione al potere d’acquisto delle famiglie italiane, per non parlare delle auto elettriche che nemmeno gli incentivi statali riescono a proporre sul mercato a prezzi competitivi rispetto alle alimentazioni tradizionali).

Il ritorno delle km zero

Se il ritorno dei privati nelle concessionarie e la disponibilità a cambiare auto delle famiglie sembrava un segnale importante del 2019, perché indicativo della fiducia nella pur traballante economia del nostro Paese, parallelamente il mercato dell’auto aveva assistito nei primi mesi di quest’anno a una forte contrazione delle km zero: gli analisti hanno sempre giudicato il “terzo mercato” (rispetto al nuovo e all’usato) una vera e propria alternativa al nuovo: se cresce uno, cala l’altro, e viceversa. Questa interpretazione sembra rivelarsi corretta: perché quando a maggio le immatricolazioni ai privati hanno iniziato a calare, le auto-immatricolazioni dei concessionari hanno ripreso a salire, dopo mesi di costante flessione. Anche se in realtà il vero fenomeno che riguarda le km zero nel 2019 è la quasi totale scomparsa delle auto-intestazioni dei costruttori, che sono ormai quasi del tutto azzerate. Secondo il forecast di Dataforce, nel 2019 le demo-km zero ben difficilmente supereranno le 200.000 unità, quando nel 2018 il fenomeno aveva raggiunto le 300.000 immatricolazioni. A proposito di previsioni per la fine dell’anno: secondo i nostri analisti, nel 2019 il mercato raggiungerà al massimo 1.840.000 nuove targhe (Passenger Cars), con una flessione rispetto al 2018 del 3,8%. I privati dovrebbero attestarsi attorno a 1.120.000 immatricolazioni, ritornando a superare una market share del 60%, e con una crescita dei volumi del 2,6%. Gli acquisti diretti delle flotte aziendali dovrebbero rimanere al di sotto della soglia delle 100.000 unità (il forecast prevede un volume di 95.000 vetture), con un regresso dell’1,5% e una quota di mercato del 5,2%. Per i noleggi a lungo termine, invece, sarà un anno di assestamento, che dovrebbe permettere al comparto di rimanere sui volumi 2018: 260.000 unità, che rappresenterebbero una quota di mercato del 14,1%. Ai noleggi a breve termine una market share del 9%, che corrisponde a 165.000 immatricolazioni complessive per quest’anno. Le 200.000 macchine auto-immatricolate da dealer e OEM ipotizzate dal nostro forecast significherebbero una quota del 10,9%, ma anche un calo rispetto al 2018 del 31,2%.

Il noleggio a lungo termine rialza la testa

Da gennaio a maggio il comparto del long rent ha immatricolato 134.429 vetture, a fronte delle 136.598 dello stesso periodo del 2018. Il gap è quindi di sole 2.000 unità circa. Nel primo trimestre il comparto aveva accumulato un disavanzo di quasi 10.000 targhe, ormai quasi completamente azzerato con i buoni risultati di aprile e maggio. Meglio il settore dei veicoli commerciali leggeri, in cui il noleggio a lungo termine si sta dimostrando una formula sempre più apprezzata: quest’anno il NLT viaggia tra gli LCV a un tasso di crescita del 6,22%, che significa un incremento delle immatricolazioni di oltre 1.000 unità. Leader di mercato è Arval, con Leasys all’inseguimento, e ALD Automotive sul terzo gradino del podio, ma a distanza consistente dai primi due player. Dopo LeasePlan che conclude il poker della classifica, da sottolineare l’eccellente performance nei VCL di Sifà, che si sta piazzando al quinto posto assoluto, precedendo sia Car Server (un altro operatore tradizionalmente “forte” nel noleggio dei commerciali) sia la captive di Volkswagen.

Come detto in precedenza, il noleggio a lungo termine marcia a due velocità nei suoi due comparti principali: le captive viaggiano a gonfie vele, le generaliste Top sono penalizzate dalla caduta dei volumi di ALD e Leaseplan costrette al recupero di marginalità dopo il fortissimo push commerciale dei due anni precedenti. Di fatto, per la prima volta da anni, aprile e maggio hanno rappresentato i mesi del sorpasso nei volumi di immatricolazione, a discapito dei generalisti Top del settore.

Sul lato dei numeri, il totale del mercato del NLT vede dopo i primi 5 mesi un disavanzo nelle immatricolazioni dell’1,59%: le captive hanno targato finora 59.941 vetture, rispetto alle 50.455 del periodo gennaio-maggio 2018 (+18,80%), le top raggiungono 71.483 automobili, a fronte delle 84.553 del 2018 (-15,46%). Tra i generalisti, la flessione di ALD Automotive è del 42,8% (il dato si riferisce al periodo gennaio-aprile, perché i numeri di maggio sui singoli player non sono ancora disponibili al momento in cui questo numero di MissionFleet va in stampa), quella di LeasepLan del 31,3%. Non si può però concludere l’analisi sul long rent 2019 senza citare l’eccellente recupero da parte di Arval, che dopo un 2018 all’inseguimento della concorrenza, quest’anno è in gran spolvero: da gennaio ad aprile ha incrementato i contratti del 14,6%.

Diesel sempre più ai margini

Da gennaio a maggio l’emorragia delle vendite di auto a gasolio si è fatta sempre più drammatica: in 5 mesi sono state vendute 120.000 auto a gasolio in meno, in buona parte controbilanciate dalle vendite di auto a benzina, che sono aumentate di circa 80.000 unità (+24,46%). Vigoroso anche l’incremento delle auto ibride: ne sono state immatricolate finora quasi 12.000 in più (+32,85%). Ma si tratta sempre di numeri ancora modesti: su quasi un milione di veicoli targati nei primi 5 mesi di quest’anno, gli ibridi sono meno di 50.000. Elevatissimo il tasso di crescita dei veicoli elettrici: dal 2018 al 2019 sono raddoppiate le immatricolazioni: ma questo dato significa che sono passati da 2.000 a 4.000 unità. Troppo poco per considerare il passaggio all’elettrico una realtà consolidata.

Se è vero che il varo degli incentivi per i veicoli con emissioni di CO2 inferiori ai 70 g/km ha acceso i riflettori su auto elettriche e ibride plug-in, l’analisi che Dataforce rileva puntualmente da aprile scorso dimostra che l’interesse non significa vendite certe. A maggio, per esempio, sono stati immatricolati in Italia solamente 1.733 veicoli con livello di emissioni inferiore al limite incentivabile. Quanti erano stati i veicoli dello stesso tipo nello stesso mese del 2018? 1.774, ossia 41 in più! Sicuramente la mancanza di prodotto può avere influito sulle consegne, ma che questa tornata di incentivi ecologici sia poco in sintonia con le esigenze degli automobilisti è un dato di fatto. La conferma avviene se si osserva la statistica relativa ai veicoli con emissioni di CO2 superiori ai 160 g/km (sono i veicoli sottoposti alla tassa una tantum da versare all’immatricolazione, il cosiddetto “eco-malus”. Ebbene: a maggio queste immatricolazioni sono cresciute del 29,26%! Con un andamento pressoché uniforme in tutti i canali di distribuzione: tra i privati (+35,82%), nelle flotte aziendali che acquistano direttamente (+14%) e nei noleggi a lungo termine (+44,68%).

Incentivi intelligenti?

Se il Governo avesse studiato incentivi estesi a più vaste fasce di utenza, coinvolgendo nel bonus veicoli a basso impatto ambientale con alimentazioni tradizionali (comprendendo anche il “famigerato diesel”, che nelle versioni Euro 6d Temp è assolutamente poco inquinante e competitivo nei confronti di tutte le altre tipologie di alimentazione), e non dimenticando l’usato fresco, avrebbe contribuito in ben maggiore misura allo svecchiamento del parco circolante italiano. Il risultato ottenuto con questa iniziativa dell’eco-bonus ed eco-malus ha avuto soltanto un riscontro pratico (e negativo): l’aumento del 10% delle emissioni medie delle auto nuove vendute quest’anno.