Niente da fare, il mercato dell’auto non ne vuole sapere di ripartire: gli incentivi, subito esauriti per quanto riguarda la parte più importante del mercato, non sono stati rifinanziati e quindi, di fatto, sono serviti a poco. Le vendite a ottobre infatti hanno visto l’indicatore fermarsi a quota 156.978 unità, in linea con le 157.262 dello stesso periodo dello scorso anno (-0,2%). Oltre 500.000 sono le vetture perse nei 10 mesi dell’anno che segnano un pesante calo del 31% con 1.123.194 unità che si confrontano con le 1.625.500 del gennaio/ottobre 2019. Insomma dopo un 2019 com vendite fiacche, lontano dall’assicurare la normale sostituzione di un parco circolante di quasi 40 milioni di autovetture e tra i più vecchi d’Europa, il 2020 era iniziato sottotono con cali del 5,8% in gennaio e dell’8,7% in febbraio. Su questo quadro già in difficoltà si è abbattuta la stangata coronavirus che ha comportato cali fino al 97,6% (aprile) e una contrazione delle immatricolazioni totali a fine luglio del 41,7%. Poi sono arrivati gli incentivi alla rottamazione che hanno portato le immatricolazioni di agosto quasi sullo stesso livello dell’anno precedente (-0,3%) e finalmente in settembre si è vista la prima crescita dell’anno (+9,65%). Poi però…
“Al di là dei dati contingenti del mercato – spiega infatti Michele Crisci – Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case
automobilistiche estere – l’esperienza degli ultimi mesi mostra chiaramente l’insufficienza di una politica incentrata su incentivi “mordi e fuggi. Appare oltretutto evidente, nell’attuale fase di emergenza economica, che la scelta di non rifinanziare i fondi legati alla fascia di CO2 più importante dal punto di vista dei volumi ha immediatamente rifermato il mercato. A questo punto è chiarissima la necessità di dare maggiore continuità al sostegno del settore automotive, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio.”.
“Inutilmente avevamo sperato nella redistribuzione dei fondi degli incentivi a favore della fascia che li aveva esauriti per prima, l’unica che poteva risollevare il mercato – fa eco a Crisci Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia. – La nostra previsione di 1,35 milioni di auto per fine anno dipenderà comunque da quello che ascolteremo domani nel nuovo DPCM: se le concessionarie auto saranno considerate attività produttive (quindi sempre aperte) oppure attività non essenziali (quindi soggette alle chiusure differenziate in base all’evoluzione dei contagi). Un nuovo lockdown nelle regioni oggi più a rischio, con la probabile serrata dei saloni di vendita, dimezzerebbe le 100.000 auto che i privati potrebbero immatricolare a novembre, solo per fare un esempio…”.
E le prospettive sono tutt’altro che rosee: dall’inchiesta congiunturale sul mercato dell’auto condotta dal Centro Studi Promotor a fine ottobre emerge con grande chiarezza la preoccupazione per il futuro. Il clima di fiducia degli operatori del settore auto determinato dal Centro Studi Promotor, dopo aver toccato quota 53,2 in agosto per effetto dell’adozione degli incentivi, è crollato a 28,1 in ottobre per la constatazione dell’inadeguatezza degli stanziamenti previsti. Particolarmente negativi i giudizi dei concessionari sulle prospettive. In settembre l’87% degli interpellati dichiarava di attendersi domanda stabile o in aumento a tre/quattro mesi, mentre in ottobre il 70% si attende nuovi cali. “E’ del tutto evidente – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che il settore dell’auto sta attraversando una crisi molto seria e ha assolutamente bisogno di incentivi con stanziamenti adeguati alla gravità della situazione come quelli previsti in Francia, in Germania e in altri mercati importanti. Poiché per novembre e dicembre le previsioni sono catastrofiche, occorrerebbe un rifinanziamento immediato degli stanziamenti previsti dal Decreto Agosto e l’adozione, con la legge di bilancio, di un organico provvedimento che tenga conto delle effettive esigenze di rilancio del settore dell’auto che, con le attività connesse, vale il 12% del Pil”.