Le auto immatricolate sono state 583.960, pari a una flessione del 46,09% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. In ogni caso la situazione preoccupa: a rischio 40.000 posti di lavoro
ROMA – Vendite ancora in rosso per il mercato dell’auto: a giugno le consegne hanno fatto registrare un meno 23,13% rispetto allo stesso mese del 2019, con 132.457 immatricolazioni. Un numero negativo, ma in netto rialzo rispetto al clamoroso stop degli scorsi mesi. In ogni caso c’è poco di che essere ottimisti perché nel semestre il mercato è quasi dimezzato, con appena 583.960 auto vendute, pari a una flessione del 46,09% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. In questo contesto il gruppo Fca raggiunge una quota del 21,9%.
Ottengono però un risultato sensibilmente superiore alla media di mercato Fiat e Lancia. Il primo con quasi 18.600 immatricolazioni raggiunge una quota del 14%, in crescita rispetto al 13,5% di un anno fa. Lancia immatricola 3.500 vetture e ottiene una quota del 2,7%, in crescita rispetto a giugno 2019 di 0,2 punti percentuali. Sempre in giugno Jeep ottiene il 4,1% di quota e Alfa Romeo l’1,2%. Dopo i mesi di contesto straordinario in cui si è trovato a operare il mercato dell’auto a causa dalla pandemia da coronavirus, a giugno la situazione fatica a tornare alla normalità con uno scenario ben diverso rispetto a quello dell’anno scorso, per cui le immatricolazioni del mese e del primo semestre 2020 sono ancora poco confrontabili con i risultati del 2019.
Più in generale soltanto elettriche e ibride mostrano il segno più nelle vendite di giugno: rispettivamente con un incremento delle immatricolazioni del 51,95% e dell’82,91%. Tra le ibride, ovviamente in crescita esponenziale le plug-in, sostenute dagli incentivi statali: +302%.
“Nonostante la quasi completa riapertura dell’economia – commenta Michele Crisci, Presidente dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere – continua a giugno l’emorragia di immatricolazioni per la crisi senza precedenti innescata dal Covid-19, con una perdita che, senza il giorno lavorativo in più, sarebbe stata di quasi il 30%. Come atteso, la mera ripartenza delle attività economiche – continua Crisci – non basta a riavviare la domanda di autovetture da parte di famiglie e imprese, fiaccate dalla lunga chiusura e dalle fortissime preoccupazioni per un futuro altamente incerto, proiettando il dato di giugno sul secondo semestre, il mercato perderebbe altre 200.000 immatricolazioni, che, insieme al mezzo milione perso nei primi sei mesi, si tradurrebbero in un crollo della domanda di autovetture nel 2020 a 1.200.000 unità, una incombente débâcle denunciata da Unrae già 4 mesi fa”.
Precisa poi l’analisi dei diversi settori degli analisti di Dataforce: “Un decremento – spiegano – che ha coinvolto tutti i canali di distribuzione: il calo dei i privati, però, è stato nettamente inferiore alla media del mercato: -7,51%, la metà della contrazione del canale delle immatricolazioni dirette delle aziende (-14,91%). Segue un -20,34% per il noleggio a lungo termine, -53,49% per le auto-immatricolazioni (-54,42% i concessionari e -41,71% i costruttori), -66,37% per il noleggio a breve termine. In sostanza, i rent-a-car hanno ripreso a targare con circospezione, mantenendo monitorata l’evoluzione dello “stato di salute” del turismo”.
In ogni caso la situazione preoccupa: a rischio 40.000 posti di lavoro. A lanciare l’allarme è Federauto, associazione dei concessionari: “Il calo delle immatricolazioni di autovetture nuove registrato a giugno – spiegano – si inserisce nel solco negativo tracciato a maggio e conferma lo stato di depressione del mercato automobilistico conseguente all’emergenza Covid-19”. “Il fatto che siamo passati dal calo del 50% circa di maggio alla perdita di giugno che si attesta sul 23% – spiega Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto – non deve assolutamente far pensare ad un miglioramento del mercato, ma il risultato è attribuibile esclusivamente al recupero di immatricolazioni di auto nuove ordinate prima della chiusura delle attività in Italia e non prodotte a causa della mancanza di parti e componenti determinata dal lockdown dei paesi asiatici, in anticipo rispetto a quello europeo. Dunque, il mese di giugno è stato caratterizzato da un modestissimo livello di raccolta, in taluni casi con cali del 50% rispetto allo scorso anno. Senza la correzione dei chilometri zero prodotta in finale, il risultato finale sarebbe stato ancor più deficitario”.
Un po’ di ottimismo arriva infine dall’Anfia: “Permane un grave calo a doppia cifra anche a giugno, per il mercato auto italiano – commenta Paolo Scudieri, Presidente dell’associazione aziende italiane. La perdita si è dimezzata rispetto al quella del precedente mese di maggio e siamo di fronte a segnali di ripartenza veramente timidi, riconducibili perlopiù allo smaltimento di ordini accumulati e rimasti inevasi prima della chiusura dei concessionari dello scorso marzo, unito agli effetti di calendario (un giorno lavorativo in più a giugno 2020 rispetto a giugno 2019)”.
In questo quadro si inseriscono aspettative per il prossimo futuro, tutt’altro che positive. Dall’inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine giugno emerge che il 70% dei concessionari dichiara bassi livelli di acquisizione di ordini, mentre il 62% lamenta anche una insoddisfacente affluenza ai saloni di vendita di interessati all’acquisto. Sulla situazione del settore dell’auto in Italia incide poi il fatto che le auto invendute in giacenza sono circa 500.000 e che la situazione finanziaria di molte concessionarie è altamente critica. Nei primi sei mesi dell’anno il settore ha avuto una perdita di fatturato di circa 9 miliardi con un danno diretto anche per l’Erario, che ha perso quasi 2 miliardi di gettito solo per l’Iva. Ne consegue, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, l’assoluta necessità che vengano varati al più presto incentivi anche per chi rottama auto di oltre 10 anni ed acquista vetture nuove ad alimentazione tradizionale, oltre che elettrica.