Tranne che in Francia, dove le elettriche sono favorite, nel resto d’Europa la crescita delle auto ecologiche è merito delle ibride. Ma senza il sostegno dello Stato il mercato langue
di Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia
Nonostante si faccia un gran parlare di auto a impatto ambientale zero, in Europa, tranne in casi molto particolari, di auto a emissioni zero o prossime allo zero se ne vendono assai poche: se limitiamo l’analisi ai cinque Paesi del Continente più importanti nelle vendite (Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna), sugli oltre 5 milioni di auto immatricolate solamente 140.000 circa sono ibride o elettriche. Il che rappresenta una quota marginale: lo 0,4% per le elettriche e il 2,3% per le ibride. Ma, numeri a parte, la situazione appare differente da Paese a Paese, perché molto influenzata dalle politiche fiscali e di sostegno intraprese dai governi, con la Francia che punta più sull’elettrico che sull’ibrido, grazie anche ai forti investimenti che il primo costruttore transalpino (Renault) ha compiuto su questo tipo di alimentazione e la Gran Bretagna che continua a essere la nazione con il tasso di crescita maggiore per le ibride.
La situazione italiana è fortemente influenzata dagli incentivi statali, che sono pressoché assenti (è in vigore solamente l’esenzione dal bollo per 5 anni per i veicoli elettrici). Acquistare un’auto a impatto zero nel nostro Paese, dunque, è una scelta “idealogica”, oppure imposta dalla car policy aziendale. Infatti il trend del 2016 indica che le vendite di auto elettriche sono in flessione di quasi il 18% tra i privati, mentre gli acquisti aziendali addirittura del 43%. Situazione diametralmente opposta per le ibride, dove l’Italia fa un balzo in avanti del 59% tra i privati, raggiungendo a fine anno, secondo il forecast di Dataforce, gli stessi volumi di vendita tra i privati di Germania e Regno Unito (attorno alle 25-27.000 unità), e crescerà di una percentuale simile anche nel comparto aziendale (+57%), sfiorando le 10.000 nuove targhe entro dicembre. Il trend di crescita italiano nelle ibride è quindi di gran lunga il migliore nell’Europa che conta automobilisticamente.
La Francia, che ha puntato tutto sull’elettrico, a fine anno immatricolerà 14.000 auto a impatto zero con i privati e 5.300 a utenti business, con un tasso di crescita di circa il 50%, mentre le vendite saranno pressoché costanti per le ibride immatricolate dai privati (-1,8%) e in netta flessione sulle aziende (-16,4%). Questo risultato è, naturalmente, la conseguenza della politica di incentivazione, che prevede un contributo all’acquisto (a fronte della rottamazione di una diesel di almeno 10 anni), di ben 10.000 euro, più l’esenzione totale della tassa di immatricolazione e l’annullamento della company car tax.
In Germania l’auto elettrica cresce forte in termini percentuali tra i privati (+44%), ma si tratta di volumi minimi (circa 3.700 le nuove targhe previste entro la fine del 2016, contro le 15.000 della Francia) e molto meno tra le flotte (+10%, per un totale di poco più di 1.000 auto). Nelle ibride, invece, la Germania raddoppia le vendite ai privati e cresce del 25% nel comparto aziendale, per un totale di circa 26.000 nuove targhe. Gli incentivi, nel caso della Germania, sono meno efficaci perché meno generosi: 4.000 euro per le auto elettriche e 3.000 per le full hybrid. Importi che sono equamente divisi tra Stato e Costruttori.
In Spagna, il Plan Movea a sostegno di tutte le auto a impatto zero o a basso impatto ambientale ha esaurito i fondi messi a disposizione dal Governo in pochi mesi: si trattava di incentivi “pesanti”: fino a 5.500 euro. In Spagna le vendite di auto elettriche sono quasi raddoppiate (a fine anno saranno quasi 600 per i privati e poco più di 1.000 per le aziende): si tratta però di numeri piccoli.
La Gran Bretagna, dopo anni di crescita delle elettriche, nel 2016 fa segnare una pausa di riflessione tra i privati (-3%), mentre aumentano le vendite nelle flotte (+30%). Tra le ibride, invece, la crescita è notevole nelle immatricolazioni business (+57%) e più costante tra i privati (+14,3%). Il Regno Unito si conferma la nazione di riferimento nelle ibride, con un totale che a fine anno raggiungerà le 65.000 unità. Il piano inglese di incentivi statali è articolato e generoso: fino a 8.000 sterline (al cambio attuale sono circa 8.800 euro) per l’acquisto, più le esenzioni sulla tassa di circolazione e del fringe benefit, l’ammortamento del 100% del costo d’acquisto nel primo anno se il veicolo emette meno di 75 g/km di CO2.
Il caso Norvegia
Se si considera il numero di abitanti, la Norvegia è il primo Paese al mondo come circolante di veicoli elettrici. Grazie a una politica statale di sostegno, l’obiettivo di avere 50.000 veicoli elettrici in circolazione entro il 2018 è stato raggiunto già il 20 aprile dell’anno scorso. Quest’anno, nei primi otto mesi, sono state immatricolate 37.000 auto a basso o zero impatto ambientale: quelle diesel sono state 52.000 e quelle a benzina 33.000. Con una quota di mercato per ibride ed elettriche, dunque, di ben il 30%. Gli incentivi esentano da qualsiasi tassa (inclusa l’Iva all’acquisto che in Norvegia è del 25%), dal bollo, dai parcheggi, dai pedaggi autostradali e persino dal pagamento del biglietto sui traghetti.
Auto ecologiche in Italia e in Europa: ibride sì, elettriche no
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