Ecobonus: una farsa da 1000 pezzi scarsi
Marzo è stato il primo mese degli ecobonus: le vetture incentivate fra 0 e 70 g/km di CO2 sono state poco più di 1.000, lo 0,5% del mercato e addirittura il 20% in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno: nonostante il bonus, ne sono state acquistate di meno! Non solo: analizzando la performance lato “malus”, poco meno di 8.000 vetture contro le quasi 5.000 del marzo 2018: nonostante il malus, ne sono state acquistate di più! Le scelte del Governo si stanno confermando un’iniziativa totalmente inefficace nell’ambito di una politica di rinnovamento del parco circolante.
Tornando ad analizzare il mercato nel suo complesso, dopo un gennaio molto negativo (Passenger Cars a -7,49%) e un febbraio con una contrazione meno accentuata (-2,34%), a marzo il mercato ha accusato una flessione ancora peggiore: -9,51%. Risultato positivo, invece, per il comparto Light Commercial Vehicles, che ha fatto segnare, come a febbraio, un saldo in leggero attivo: +1,37%. Nel terzo mese dell’anno sono stati immatricolati complessivamente 209.740 veicoli (Passenger Cars + Light Commercial Vehicles), a fronte dei 229.940 del marzo 2018 (-8,78%). Questi dati non comprendono le importazioni parallele, ossia le targhe di veicoli nuovi che non sono transitate attraverso gli importatori ufficiali, che a marzo sono state 18.081 (Passenger Cars) rispetto alle 15.917 del marzo precedente: + 13,6%, cui si sono aggiunti 464 veicoli commerciali leggeri (-6,83%). Il forte incremento del mercato parallelo, cresciuto di oltre il 30%, non basta però a riportare in positivo il dato complessivo delle immatricolazioni: -3,33%, con un totale di 638.601 nuove targhe in questo primo trimestre del 2019.
Tra le Passenger Cars ufficiali, il canale dei privati, dopo un primo bimestre molto positivo, ha chiuso il terzo mese dell’anno con un “quasi pareggio” (-1,23%, corrispondente a 1.323 unità in meno), ma il saldo trimestrale rimane in attivo per quasi 5 punti percentuali (sono circa 15.000 targhe in più). In negativo il comparto delle vendite dirette aziendali: -7,25. Male anche gli altri canali di distribuzione: il noleggio a lungo termine ha perso il 7,68% (comunque meglio rispetto al -14,69% di febbraio e al pesantissimo -19,16% di gennaio), il breve termine è sceso del 18,49% (dopo un febbraio a -17,98%), le auto-immatricolazioni dei concessionari sono calate del 18,13% e quelle degli OEM del 78,73%. Per il 2019 Dataforce ha rivisto ancora una volta le stime al ribasso, prevedendo il raggiungimento di 1.835.000 immatricolazioni di Passenger Cars, con una quota dei privati in leggero aumento (market share del 59,9%, pari a circa 1,1 milioni di unità vendute), il noleggio a lungo termine a 245.000 immatricolazioni (quota di mercato del 13,4%, -5,8% in volumi rispetto al 2018), il noleggio a breve termine a 160.000, anch’esso in calo, e le auto-immatricolazioni (cioè demo e km zero) dei concessionari e dei costruttori a quota 235.000, con una market share del 12,8% in forte contrazione. Il 1.835.000 nuove targhe ipotizzato da Dataforce rappresenterebbe una flessione rispetto al 2018 del 4%.
Roma, 1 aprile 2019 – Con un numero di giornate lavorative utili all’immatricolazione inferiore rispetto a marzo 2018 (21 contro 22), il terzo mese dell’anno si è chiuso con un bilancio molto negativo per il mercato dell’auto: -7,33% (Passenger Cars + Light Commercial Vehicles). Se però si escludono dai conteggi gli oltre 18.500 veicoli di importazione parallela (in rialzo del 13,6%), la flessione è ancora più pesante: -8,78% (-9,51% per le Passenger Cars, +1,37% per i Light Commercial Vehicles). A marzo sono state immatricolate 194.34 vetture ufficiali (20.409 in meno), 15.506 autocarri leggeri ufficiali (con un saldo positivo di 209 unità), 18.081 vetture parallele (2.164 in più) e 464 veicoli commerciali leggeri paralleli (34 in meno). I canali di importazione non ufficiali rappresentano il 9% sul totale delle immatricolazioni italiane, un volume sempre più significativo.
A marzo il mercato ufficiale dell’auto (Passenger Cars) ha accentuato il trend negativo che aveva caratterizzato l’ultimo trimestre del 2018 e i primi due mesi del 2019: -9,51%. Le nuove targhe di vetture sono state 194.234, contro le 214.643 del marzo precedente. Un decremento di 20.409 unità, cui hanno contribuito tutti i canali di distribuzione, compreso quello dei privati, che era rimasto in attivo nel primo bimestre. Il saldo del trimestre, però, è positivo per i privati, che hanno acquistato quasi 15.000 vetture in più (+4,95%). In pareggio le vendite business (proprietà e leasing), che hanno fatto registrare finora una flessione di sole 108 unità (-0,4%). Il comparto del rent ha chiuso marzo in profondo rosso sia nel lungo termine (-2.511 unità, pari a -7,68%) sia nel breve (-6.138 unità, corrispondenti a un regresso del 18,49%). Il NLT ha perso nel primo trimestre oltre 11.000 contratti (-13,25%) e il NBT ha immatricolato 13.000 vetture in meno (-17,62%). In calo anche le auto-immatricolazioni dei concessionari e delle Case costruttrici (la media della flessione è del 30,8% a marzo, pari a 9.722 unità in meno), ma il calo più evidente è stato quello degli OEM: -78,73%, corrispondente a 5.197 vetture in meno, mentre il regresso delle km zero/demo dei dealer è stato del 18,13%, pari a 4,525 targhe. In totale le auto-immatricolazioni nel trimestre sono state oltre 27.000 in meno.
Il regresso delle auto-immatricolazioni, che si spiega con il tentativo di ridurre gli stock in giacenza e per una revisione generale degli obiettivi di vendita verso il basso, a marzo non è stato bilanciato dalla ripresa delle vendite ai privati, come avvenuto a gennaio e a febbraio: il profondo rosso di tutti i canali di distribuzione indica che il mercato dell’auto mostra segnali inequivocabili di difficoltà, proprio nel mese di esordio degli incentivi alle elettriche e alle ibride plug-in (di scarso rilievo in termini di volumi) e dell’ecotassa che invece colpisce pesantemente le vetture con emissioni di CO2 superiori a 160 g/km. La market share dei privati, dopo il risultato di marzo, è tornata sotto quota 60% (esattamente è al 58,85%), comunque superiore di oltre 6 punti rispetto al 2018).
Il comparto del NLT continua a mostrare la corda. Dopo le pesanti battute d’arresto dell’ultimo scorcio del 2018 e dei primi due mesi del 2019 (settembre -38,08%, ottobre -20,89%, novembre -19,93% e dicembre -12,06%, gennaio -19,16%, febbraio -14,69%), a marzo il long rent ha registrato un calo del 7,68%. Tra le categorie di distributori di NLT, lo scorso mese gli operatori “captive” (cioè quelli controllati dai Costruttori) hanno evidenziato però un trend molto positivo (+17,17%), mentre i generalisti Top hanno fatto segnare un decremento allarmante: -23,27%. Il NLT ha immatricolato a marzo 30.169 vetture contro le 32.680 del marzo 2018.
Il settore del noleggio a breve termine a marzo ha chiuso in forte regresso (-18,49%), sulla falsariga di gennaio e di febbraio: risultato atteso, dato che il comparto aveva anticipato a dicembre una cospicua parte dell’inflottamento previsto per i primi mesi del 2019. A marzo il canale del Rac ha immatricolato 27.066 vetture contro le 33.204 dello scorso anno.
Le demo e le km zero dei concessionari e delle case presentano un andamento differente, pur nel calo generalizzato: complessivamente a marzo sono state 21.840 (contro le 31.562 del 2018). Ma mentre quelle dei dealer, 20.436 unità, sono scese di 4.525 targhe (-18,13%), quelle degli OEM sono passate da 6.601 del marzo 2018 alle sole 1.404 di quest’anno (-78,73%). A queste cifre vanno aggiunte però anche le 3.392 immatricolazioni che i dealer hanno intestato a uso noleggio, che rappresentano comunque una contrazione del 10,17%.
Le marche e i modelli – La graduatoria degli OEM vede a marzo tutte le marche che occupano le prime posizioni in contrazione. Sempre Fiat si mantiene al comando, ma in continua flessione nelle vendite. Nel 2018 Fiat aveva perso quasi il 20% delle immatricolazioni, a gennaio aveva fatto registrare un calo del 29,17%, corrispondente a oltre 10.000 vetture vendute in meno, a febbraio il regresso è stato del 18,06% (sono mancate all’appello circa 6.000 vetture), a marzo la contrazione è stata del 21,56% (Fiat ha immatricolato 32.025 vetture): l’emorragia del mese è stata di 8.800 unità. La quota di mercato del primo costruttore nel 2019, è scesa al 15,54% (oltre 3 punti in meno del 2018). Al secondo posto dietro Fiat c’è Volkswagen, che ha fatto registrare un saldo negativo del 3,37% Il brand di Wolfsburg ha immatricolato 17.539 vetture contro le 18.151 del marzo precedente. Il terzo posto in graduatoria è appannaggio di Ford: anch’essa ha chiuso il mese in negativo (12.322 nuove targhe, -20,79%), seguita a un’incollatura da Renault con 12.233 nuove targhe (-12,23%). Nelle posizioni di rincalzo, Opel (-1,22%), Peugeot (-5,53%), Citroen (-1,26%), Dacia (con un eccezionale +80,6%), Toyota (-0,63%) e Jeep (-8,21%). Fuori dalla Top Ten la Lancia, pur in crescita del 15,47%, che a marzo è alle spalle del trio premium Audi, BMW e Mercedes (tutti e tre in rosso). Nelle retrovie, da segnalare le prestazioni molto negative di Nissan (-32,91%), Alfa Romeo (-53,13%, ma ha ridotto fortemente le immatricolazioni di km zero) e Land Rover (-44,66%). Però quest’ultima è in attesa delle consegne della nuova Range Rover Evoque.
Nella classifica dei modelli più venduti del 2019, la Panda rimane in testa alla graduatoria e fa segnare ancora un mese di crescita, dopo il +31% di gennaio e il +23% di febbraio: +3% a marzo. Della citycar Fiat nel terzo mese dell’anno ne sono state immatricolate 13.718 unità. Al secondo posto della Top Ten modelli del mese scorso è rimasta la Lancia Ypsilon, anch’essa in forte crescita (+15,51%, con una quota “fisiologica” di km zero del 21%). Terza è tornata la Fiat 500 (-22,4%), seguita dalla 500X (-25,18%) e dalla Renault Clio (-7,81%). Quest’ultima è tallonata dalla Dacia Duster (che ha più che raddoppiato le vendite a marzo). Citroen C3 (-9,36%) ha preceduto di poco la Volkswagen T-Roc (+75,88%), la Toyota Yaris (+14,75%) e la Jeep Compass (+5,92%).
I veicoli commerciali – Passando all’analisi del comparto veicoli commerciali leggeri, a marzo è continuato il trend positivo, anche se di poco: +1,37%, dopo l’incremento dell’1,51% di febbraio. Si tratta di 209 immatricolazioni in più. Nel mese che ha chiuso il primo trimestre del 2019 sono stati targati 15.506 LCV fino a 3,5 t. Le immatricolazioni dirette dei privati (ditte e artigiani) e delle aziende rappresentano quest’anno il 64,34% delle vendite totali, mentre il noleggio a lungo termine ha raggiunto una market share del 25,21%. Il breve, invece, occupa una quota del 4,69%. Quest’ultimo è in leggera crescita (+0,15%), così come il NLT (+0,66% di market share). A marzo Il noleggio a lungo termine di LCV ha aumentato le immatricolazioni dell’11,57% (contrariamente al comparto Passenger Cars, che è in difficoltà), mentre il NBT è sceso del 16,77%.
Nel comparto degli LCV continua la forte flessione delle auto-immatricolazioni da parte dei costruttori (-37,17%), mentre quelle dei dealer sono in attivo (+1,43%). Le immatricolazioni a ditte individuali, artigiani e professionisti a marzo sono state 2.989 (-1,61%), quelle delle aziende (proprietà o leasing) 6.951 (+0,65%) quelle del NLT 3.963, quelle del NBT 824, quelle delle demo e dei km zero dei concessionari 708, mentre quelle degli OEM soltanto 71.
Le alimentazioni – Il diesel continua a perdere quota: a marzo ha fatto segnare un calo delle immatricolazioni del 22,57%, mentre il benzina cresce, anche se a ritmo meno sostenuto rispetto ai mesi precedenti: +10,72%. Ormai le immatricolazioni dei due principali carburanti si avvicinano: 81.000 le auto a benzina targate a marzo, 101.000 le auto a gasolio. In un solo mese sono state immatricolate 30.000 auto a gasolio in meno, mentre quelle alimentate a benzina sono state circa 8.000 in più. Le immatricolazioni di auto a gpl sono stabili, mentre quelle delle vetture a metano sono invece calate sensibilmente per mancanza di prodotto (-33,51% corrispondenti a circa 1.700 unità in meno). Le elettriche sono cresciute molto, (+44%, pari a 209 unità in più), ma valgono solo lo 0,24% del mercato. Come del resto ci si aspettava, il boom dell’elettrico grazie agli incentivi non c’è stato affatto. Le ibride sono cresciute di ben 35,5 punti percentuali, passando dalle 7.567 di marzo 2018 a 10.253 di marzo 2019. Ma di queste, quelle incentivate non arrivano nemmeno a 400 unità.
I segmenti – A marzo, gli unici segmenti di volume a reggere il passo dello scorso anno e a far segnare incrementi sono stati l’A-B Suv e il C-Suv. Quest’ultimo ha fatto registrare un aumento delle immatricolazioni del 16,27% (sono quasi 5.000 unità in più), il primo invece ha fatto segnare un incremento più contenuto: 3,19%, pari a poco più di 1.100 unità. In sofferenza tutti gli altri segmenti, con quello delle monovolume che a marzo ha dimezzato le immatricolazioni. Nel cumulato del primo trimestre sono stati immatricolati 223.510 suv/crossover, con una crescita di 11.595 unità. I segmenti A-B Suv e C-Suv ormai valgono ciascuno più del segmento A, un comparto che per tradizione è sempre stato molto apprezzato dagli automobilisti italiani.
Ultimi tre giorni – Come sempre, le immatricolazioni dell’ultima ora sono state molte, ma inferiori a quelle di febbraio: il 40,6% dei veicoli sono stati targati dal 27 al 29 marzo. In questi ultimi 3 giorni lavorativi sono stati immatricolati 85.161 veicoli su un totale di 209.740. La tabella allegata a questo comunicato, che evidenzia i numeri delle immatricolazioni degli ultimi tre giorni, è costruita secondo lo schema 80/20, ovvero mostra i marchi che con i loro volumi “fanno” l’80% del mercato e raggruppa sotto la voce “Altro” il restante 20%. Nel terzo mese dell’anno il costruttore che ha targato i maggiori volumi negli ultimi tre giorni è stato Mini, che ha immatricolato il 59,14% delle sue vetture. Al secondo posto Jeep (56,36%). Terza è Opel (50,67%), seguita da BMW (47,75%) e Lancia (45,91%). Tra i virtuosi, Renault (25,51%), Volvo (26,94%), Kia (27,18%), Dacia (29,27%) e Nissan (31,23%).
Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia ha così commentato i dati del terzo mese del 2019: “Tanto rumore per nulla: a marzo sono partiti gli ecobonus, per ora l’unica iniziativa dell’Esecutivo giallo-verde a favore dello svecchiamento del vetusto parco circolante italiano. Il Governo Lega-5 Stelle ha puntato esclusivamente sull’elettrico e su alcune ibride plug-in e ha raccolto un bottino striminzito. Sono state immatricolate 676 auto elettriche, con un incremento di 209 unità, e 422 ibride con la spina, vale a dire 80 in più rispetto al marzo precedente. Sempre ammesso (ma nient’affatto concesso) che tutti questi veicoli abbiano ottenuto il massimo contributo all’acquisto (6.000 euro con rottamazione per le elettriche, 2.500 euro con rottamazione per le ibride plug-in), le casse dell’Erario avrebbero sborsato (il condizionale è d’obbligo) 4.056.000 euro per sostenere gli acquisti di elettriche e 1.055.000 euro come contributo a chi guiderà un’ibrida plug-in. In totale sarebbero quindi stati erogati circa 5 milioni di euro sui 60 previsti dal 1° marzo al 31 dicembre (in realtà sono certamente meno, perché non tutti gli acquirenti dispongono di un’auto da rottamare, e alcune elettriche o ibride plug-in superano il prezzo di vendita di 50.000 euro Iva esclusa che rappresenta il tetto massimo per i modelli incentivabili). Sorge quindi spontaneo pensare che, quasi certamente, una buona parte dei fondi messi a disposizione nel 2019 non saranno sfruttati. Così come non lo saranno i 70 milioni previsti per il 2020 e gli altrettanti per il 2021. La seconda considerazione da fare è che, mentre il Governo concentrava l’attenzione su questi ecobonus, il mercato dell’auto ha già perso quest’anno 37.000 vendite di auto nuove rispetto al primo trimestre 2018, di cui oltre 20.000 nel solo mese di marzo. La terza riflessione riguarda tutto il battage mediatico che è stato fatto a sostegno dell’iniziativa di questi incentivi, che ha portato a immatricolare nel primo mese soltanto un migliaio di vetture (molte delle quali, adesso è lampante, si sarebbero vendute lo stesso) e che quindi si è rivelato del tutto inutile. In concreto, mille auto vendute significano meno di una goccia nel mare degli oltre 10 milioni di veicoli obsoleti e inquinanti che sarebbero da eliminare dal nostro parco circolante. Solo attraverso una pianificazione di incentivi veri e seri, che abbinino la rottamazione all’acquisto di automobili realmente alla portata dei consumatori, nuove oppure usate di recente fabbricazione, si farebbe qualcosa di buono. Magari dopo le elezioni europee.”.