Scenario Automotive post Covid: se tutto va bene, non andra’ proprio tutto bene

ERRATA CORRIGE  e pubblicazione integrale dell’intervista rilasciata a Fleetime da Salvatore Saladino Country Manager di Dataforce Italia sullo scenario post-Covid

Scenario Automotive attuale con particolare riferimento al mondo Fleet e Noleggio Lungo Termine

I dati delle immatricolazioni di maggio hanno dimostrato che la fine del lockdown non ha fatto ripartire il mercato dell’auto ai livelli precedenti, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Il calo delle vendite è del 50%, nonostante si stia ancora sfruttando il “serbatoio” delle immatricolazioni e delle consegne bloccate durante il periodo di fermo delle attività. In ambito Passenger Cars, la flessione più marcata è stata quella delle auto-immatricolazioni (-64,59%, nonostante il contributo degli OEM che hanno targato sugli stessi volumi del maggio precedente) e dei noleggi: il breve termine rimane su livelli vicini allo zero, con una contrazione del 92,28% (con sole 2.238 nuove targhe rispetto alle 29.001 del maggio 2019), il lungo termine flette del 49,51% (16.867 unità contro le 33.405 dell’anno scorso), anche a causa degli stop produttivi di molte fabbriche che stanno facendo slittare le consegne programmate, non solo per il diffuso fenomeno di prolungamento dei contratti in essere. Meno peggio hanno fatto i canali delle immatricolazioni dirette business (-42,07% con 5.111 targhe, 3.711 in meno) e dei privati (-35,23% con 68.106 nuove targhe anziché 105.152). Risultati catastrofici insomma che, in mancanza di un risveglio dal letargo nel quale l’Esecutivo si trova, rischia di mandare in default il comparto Automotive e tutta l’economia e l’occupazione ad esso collegata.

Scenario Automotive post Covid – Visione a breve, medio e lungo termine

Nel breve termine: quest’anno rischia di chiudere il 40% dei concessionari auto, l’11% di PIL garantito dal comparto sarà un lontano ricordo, centinaia di migliaia di posti di lavoro salteranno. Il Covid-19 sarà responsabile del 30% di tali effetti, il resto è da imputare alla mala o nulla gestione da parte del Governo.
Nel medio termine: se nel 2020 si chiuderà appena sopra il milione di vetture o intorno a 1,2 milioni se gli incentivi di propaganda attualmente al vaglio passeranno, i successivi due anni continueranno a ritmo ridotto, seppur in crescita, passando da 1,5 a 1,8 milioni di immatricolazioni. La transizione all’elettrico rimarrà lenta e appannaggio delle fasce di reddito medio-alte che se la potranno permettere.
Nel lungo termine: in nessuno scenario è previsto il ritorno a 2 milioni di immatricolazioni e, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno più auspicabile. Il sistema distributivo si assesterà su un numero decisamente più basso di punti di contatto con il cliente che avrà a disposizione efficienti canali digitali di valutazione, acquisto e programmazione della consegna.

Considerazioni sui piani di incentivazione e di rilancio del mercato

Non è certo il contributo di 500 euro per l’acquisto di bici a pedalata assistita o di monopattini (l’unico incentivo alla mobilità previsto, per ora, nel “Decreto Rilancio”) a garantire la ripartenza. Meno che mai dell’automotive. La transizione all’elettrico, pur sostenuta dagli incentivi già in vigore prima della pandemia, è calata in un contesto infrastrutturale ridicolo, per non parlare della capacità di spesa delle famiglie. Il Governo con le misure attuali dimentica, colpevolmente, il 98% del mercato. A questo dobbiamo aggiungere l’ulteriore aggravio delle sanzioni che, da quest’anno, verranno applicate ai costruttori per lo sforamento dei limiti di emissioni di CO2 delle auto vendute: sono multe miliardarie, per il momento ancora non rimandate dalla Commissione Europea, costi che alla fine ricadranno sui consumatori finali. Come dimostrano i piani di salvataggio messi a punto dal resto d’Europa (operativi in Germania e Francia, approvati in Spagna e al vaglio dell’Esecutivo nel Regno Unito), l’unica strada da percorrere è una seria proposta di incentivazione all’acquisto, che sostenga le vendite e lo smaltimento non solo delle auto alla spina, ma anche dello stock accumulato in giacenza in questi ultimi mesi (in Italia sono già quasi 1 milione di pezzi), per ogni tipologia di alimentazione e con l’unico limite di un livello di emissioni di CO2 attorno ai 120 g/km. Per gli strati sociali più deboli, sarebbe opportuna anche l’estensione dei bonus all’usato “fresco” Euro 6 (in Francia per esempio gli incentivi permettono l’acquisto di veicoli immatricolati a partire da settembre 2019). In aggiunta (e sarebbe determinante), una fiscalità sull’auto aziendale allineata a quella europea, con deducibilità totale dei costi e detraibilità al 100% dell’Iva. Cosa dobbiamo aspettarci nella migliore delle ipotesi dal nostro Governo? Un piano di incentivi che si fermerà alle vetture con emissioni non superiori a quota 95 g/km (praticamente inutile per salvare il settore dal collasso in cui sta versando) e una fiscalità sull’auto aziendale che permetterà la detraibilità totale dell’IVA e l’aumento del limite di deducibilità a 50.000€, sperando in questo caso che non sia limitato nel tempo.

Chi deve fare qualcosa? Come? Quando?

Il destino dell’Automotive è nelle mani del Governo, e del Parlamento in sede di correzione del “Decreto Rilancio”. Peccato che il depositario di tale destino sia così presuntuoso nella sua incompetenza da perdere tempo nel voler “aggiustare” le giustissime proposte fatte da tutte le associazioni della filiera, mortificandole o rendendole inefficaci al solo fine di far propaganda. Sul quando, siamo già ben oltre il tempo massimo. Mi auguro solo che alle prossime elezioni ci si ricordi bene dei responsabili di questa catastrofe.

Scenario Automotive post Covid: quale la previsione di immatricolato 2020 suddiviso per Privati/Flotte/NLT/RAC?

Dataforce ha prodotto uno studio che simula il forecast del mercato italiano dell’auto in quattro ipotesi differenti: il mantenimento della situazione attuale (cioè senza nuovi incentivi oltre agli attuali su elettriche e ibride); il varo di una campagna di rottamazione con incentivi all’acquisto per tutte le tipologie di alimentazione con un limite di CO2 di 95 g/km; l’estensione dei bonus fino a 125 g/km; l’allargamento degli incentivi fino a 160 g/km. Nel primo caso, il mercato dell’auto 2020 chiuderebbe attorno a 1.050.000 immatricolazioni Passenger Cars (1,92 milioni nel 2019), con un calo del 45%, le vendite fleet a 50.000 unità (-44,4%), il NLT a 220.000 targhe (-22,2%). Il secondo scenario, quello dell’estensione degli incentivi alla soglia dei 95 g/km, consentirebbe al mercato vetture di raggiungere un livello di immatricolazioni di circa 1,2 milioni di unità. I volumi aggiuntivi, insomma, sfiorerebbero le 130.000 unità, comunque insufficienti a salvare i bilanci del comparto. Il terzo scenario (bonus fino a 125 g/km) è per Dataforce l’unica strada possibile per risollevare realmente il mercato fin dal 2020: il forecast prevede un mercato a 1,6 milioni (+400.000). L’ultima ipotesi (incentivi fino a 160 g/km), decisamente utopistica in questo contesto, porterebbe il mercato vetture a chiudere intorno a 1,8 milioni di immatricolazioni, cioè a poca distanza dal risultato 2019.